mercoledì 25 settembre 2013

Selling Italy by the pound

Dal Blog di Sergio di Cori Modigliani  (Link)

Bye Bye Italia, au revoir! O meglio: 再見

E così, di riffa e di raffa, il Bel Paese se ne va.
 
O meglio, diciamo piuttosto che, con il trascorrere dei giorni, diventa sempre più chiaro come -a dispetto della apparenze- non siamo nelle mani di beceri incompetenti, di cialtroni immeritevoli, di raccomandati di lusso, incapaci di mettere in piedi uno straccio di progetto decoroso che funzioni e sia efficace.

Siamo nelle mani di una classe dirigente politica che si è macchiata e si sta macchiando del più orribile crimine che in tutte le civiltà, presso tutte le etnie, in tutte le epoche, è sempre stato considerato come l'atto più vile e tragico che si possa compiere: il tradimento della propria comunità e la svendita del territorio della propria cittadinanza allo straniero. 

Perchè una cosa è il dramma delle guerre, dove l'invasore prepotente si appropria con la violenza delle armi di beni che non sono suoi.

Ben altra cosa è avere la certezza di essere capitanati da un manipolo di solerti impiegati che hanno scelto di consegnare i forzieri nazionali -riempiti grazie al lavoro di centinaia di generazioni diligenti, industriose e parsimoniose- nelle mani dei nostri più agguerriti competitors internazionali, invitando a nozze gli invasori e dicendo loro: prego signori, accomodatevi, svendiamo il tutto al prezzo migliore.


Conclusa la prima fase un mese fa, è iniziata da oggi la seconda fase, quella che consegna la 
Telecom agli spagnoli di Telefonica, l'Alitalia ai francesi di Air France, e tre aziende strategiche del gruppo Ansaldo, cioè la "Energia" la  "Sts" e la "Breda" rispettivamente al gruppo imprenditoriale coreano denominato Doosan, agli statunitensi di General Electric e il gioiello metalmeccanico ai giapponesi di Hitachi. Se ne va via anche la Ansaldo, e sono già in trattative per vendere le aziende strategiche impiegate nella costruzione di navi ai cinesi, i quali verranno a costruire le loro navi in Italia -a prezzi cinesi si intende- per poi ormeggiarle nel porto del Pireo, acquistato in toto due mesi fa. Una vera pacchia. Per loro si intende.
Quattro aziende di Finmeccanica e l'Eni sono già in trattative avviate, soprattutto con i qatarioti, a questo serviva loro impossessarsi -come hanno fatto- prima di Unicredit, poi acquistare Valentino Garavani insieme a centotrenta industrie tessili nazionali e adesso si prenderanno anche il nostro know how ingegneristico in campo petrolifero.


Allora a questo serve lo stallo.

Allora è questo il vero obiettivo dell'immobilismo politico italiano.


Fare in modo che non accada nulla, che non cambi nulla, che non migliori nulla, in modo tale che i prezzi si abbassino e si faccia lo shopping del Made in Italy. Una volta conclusa questa fase, manderanno a casa gli attuali impiegati e ci metteranno dei nuovi manager a gestire le briciole. Di italiano sarà rimasto soltanto il marchio.

Quindi il Made in Italy è finito.

 

Ho saputo che tre giorni fa si è chiusa la trattativa della compravendita di una importante azienda vinicola in Toscana, una di quelle che produce il marchio DOC classico del Chianti gallo nero, finita nelle mani dei cinesi. L'azienda si chiama Casa Nova. Si trova a Greve, tra Firenze e Siena. Si tratta di due gruppi di case coloniche, otto ettari di vigneti e due di oliveto acquistati da uno speculatore finanziario di Hong Kong che rappresenta gli interessi di un gruppo farmaceutico di proprietà del governo cinese. Sono venuto a scoprirlo per un caso, guardando una intervista alla televisione argentina a un loro imprenditore, Alejandro Bulgheroni (nipote di italiani) il quale aveva acquistato sei mesi fa un'altra azienda Chianti DOC, la Poggio Landi. Costui, un supermiliardario, spiegava come, grazie all'Italia, l'Argentina da undicesima è già diventata la settima nazione vinicola al mondo e si appresta -per l'appunto- a fare concorrenza al nostro paese, passato in dieci anni dal primo al terzo posto ed entro il prossimo quinquennio accreditato di un decimo posto, superati da Spagna, Cile e Colombia. 

Così stanno le cose. Per il momento siamo terzi, dietro Usa e Francia che resiste al primo posto avendo stravinto la secolare guerra del vino con l'Italia. La Cina ha aumentato il consumo di vino del 30% e produce adesso 17 milioni di ettolitri all'anno. Ha bisogno del vino italiano. Perchè? Una Legge dello Stato cinese stabilisce che per poter esportare vino "cinese" doc è sufficiente che all'interno delle bottiglie vi sia il 15% di uve locali. Hanno deciso allora di cominciare a prendersi il vino italiano migliore, così lo inviano in Cina attraverso il porto del Pireo e lo imbottigliano a Shangai creando un vino cinese originale (sembra che sia ottimo) ma che è composto all'85% delle uve del Chianti. Quindi, siccome per il vino ciò che conta è il sapore, la Cina si impossesserà di tutti i mercati internazionali stracciando la concorrenza con il vino italiano perchè venderà vino italiano ovvero sapore italiano vero come vino cinese, davvero diabolici. La grande azienda vinicola Oliveto, della famiglia Machetti, è stata venduta alla Solaya International di Panama, modesta società anonima di copertura dietro la quale si nasconde la Bank of China.

L'Italia perderà tutti i mercati.

 

Se ne sono andati anche l'Orzo Bimbo venduto ai tedeschi.
Se ne sono andati via i salumi Fiorucci.  E i biscotti Barilla e i sughi e le conserve Star.

Anche la Parmalat, divenuta francese. E i Galli si sono presi anche la Galbani, la Locatelli, l'Invernizzi. 

 

Per non parlare del cashmere italiano di Loro Piana e di Bulgari. La moda è ormai loro.
Se ne è andato anche lo spumante Gancia e tutta la produzione piemontese degli aperitivi italiani, venduta a Roustam Tariko, un miliardario moscovita.

 

Dopo i biscotti Barilla e la pasta Buitoni, se ne è andato anche il riso Scotti: e qui la cosa è davvero grave. Perchè la celebre azienda di Pavia l'ha venduta a una multinazionale spagnola dell'alimentazione gestita dai colossi finanziari che intendono usare questi marchi per lanciare un sistema di alimentazione seriale industriale che impoverirà l'alimento, la sua qualità nutritiva e di italiano non avrà proprio un bel nulla. L'azienda spagnola si chiama Ebro Foods. Se l'è presa per 18 milioni di euro lo scorso luglio.
Gli spagnoli stanno usando i soldi avuti in credito dal Fondo Salvastati al loro sistema bancario per acquistare aziende italiane. Quel fondo è alimentato in larghissima misura dai soldi del contribuente italiano. In pratica, ciò che questo governo e quello precedente hanno avallato è la seguente manovra: il fondo europeo dà i soldi alle banche spagnole che acquistano aziende italiane. 

 

In una intervista di qualche mese fa il Dr Dario Scotti, presidente e amministratore delegato della Riso Scotti spa, attaccato dai sindacati di categoria che avevano denunciato il fatto inascoltati aveva dichiarato:   
"La partnership con la multinazionale alimentare iberica ha la valenza di un’alleanza industriale e commerciale per penetrare mercati internazionali, con l’obiettivo di sviluppare la produzione del sito industriale e di allargare le frontiere al risotto “made in Italy” e ai tanti prodotti derivati dal riso che produciamo e commercializzamo. La scelta è stata attenta e meditata, nel desiderio di esprimere una rinnovata e maggiore forza industriale come primo gruppo risiero europeo, in termini di sviluppo e di distribuzione di prodotti di nuova generazione. 
È certamente una scelta legata allo sviluppo dei nuovi prodotti: con la loro ricerca e le nostra, con il loro sistema distributivo e il nostro, con le forze messe insieme, insomma, si potranno ottenere i risultati migliori".

Balle! Grosse come una casa, è l'opinione della Coldiretti di Pavia che raggruppa i consorzi dei piccoli produttori agricoli del pavese, del piacentino e della pianura padana. Ha pubblicato un allarmante studio dal titolo "Mani spagnole sulla Riso Scotti" nel quale sostiene che la Ebro Foods intende delocalizzare la produzione spostandola in Spagna. Il che vuol dire un altro pezzo importante dell'agricoltura nazionale che se ne va. Oltre al fatto che aumenterà la disoccupazione.

Il presidente della Coldiretti di Pavia, Giuseppe Ghezzi ha dichiarato "temo fortemente che questa sia una strada che porterà alla produzione di derrate alimentari standardizzate e uniformizzati, che di italiano avranno ben poco".


Sergio Marini, presidente nazionale della Coldiretti, in un convegno di un mese fa ha lanciato un poderoso allarme rimasto inascoltato e poco comunicato. Ha detto:


"Lo scaffale del Made in Italy non c’é più nella realtà, è rimasta l'esigenza del prodotto italiano perchè c'è fame di Italia, grazie al nostro buon nome, ma è in atto una drammatica escalation nella perdita del patrimonio agroalimentare nazionale. I grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’Italia della chimica e della meccanica, investono ora nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, tipicità e qualità. Ma il passaggio di proprietà ha spesso significato svuotamento finanziario delle società acquisite, delocalizzazione della produzione, chiusura di stabilimenti e perdita di occupazione. Si è iniziato con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori. Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo passo è la chiusura degli stabilimenti italiani per trasferirli all’estero. Un processo – conclude il presidente Coldiretti – di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”.
Saranno almeno nutrienti?

E' il trend attuale, sintomo e termometro di un paese sconfitto nella propria identità più profonda e antica: il cibo, i nostri sapori, i nostri odori, i nostri colori.
Basterebbe seguire in rete due siti per comprendere come si sono messe le cose  Si tratta di due siti dove si vendono aziende intere, capannoni, pezzi di fabbrica, terreni prefabbricati a qualunque prezzo (andare a leggere per credere):

www.cinesichecomprano.com  o il più affermato 

questi, secondo il Mago Attel, il Delinquente e l'Innominabile, sarebbero i "chiari segnali" che la ripresa economica italiana è già partita.

E' il Parlamento al corrente di questa pratica diffusa? 

mercoledì 9 novembre 2011

Un enorme botto per un Buon 2011

Grazie a www.tzetze.it riporto un post che si potrebbe definire, eufemisticamente, "profetico"...
Beh, la realtà spesso supera la fantasia.

28 dicembre 2010
Non ho idea di quante saranno le bottiglie di spumante che salteranno allo scoccare della mezzanotte, e con tutta sincerità spero che vi siano tantissime persone che abbiano ancora voglia di brindare, a cosa e con quali speranze per il futuro non lo so, ma come si dice, la speranza è l’ultima a morire.
Davanti all’anno nuovo che si affaccia, provo anche quest’anno ad abbozzare una previsione del tutto personale, visto che nel dicembre 2009 ho pronosticato una serie di fatti che stranamente nel 2010 si sono concretizzati, e non certo perché io sia un veggente, anzi, direi che visto l’andamento delle cose in questo paese è un po’ come dovere dare un pronostico su una partita di calcio tra il Milan e l’Albinoleffe, è vero che ci può stare anche che succeda l’incredibile, ma solo ed eventualmente si trattasse di un amichevole, e qui di amichevole non c’è rimasto niente, si fa di tutto per perdere e lasciare giocare solo i più forti.
Quindi, vedremo a breve un fuggi fuggi generale di questi topi di fogna che abbandoneranno una nave ormai con tutta la poppa sott’acqua, cominciare da dai primi dell’anno fino a primavera saranno molti i parolai del PDL a lasciare per così dire il convento per buttarsi sopra chissà quale altra cappella‚ probabilmente nel FLI oppure rimarranno in attesa che si capisca da quale altare apparirà il nuovo che ovviamente non sarà nuovo, ma solo un vecchio prete bavoso e pederasta vestito da chirichetto iscritto nelle liste dell’UDC e ancor prima in quella di chissà quale loggia. Scoppieranno tanti tafferugli in giro per altrettante piazze d’Italia, sperando sempre che non ci scappi il morto. In questo paese si scoprirà finalmente che la sinistra non esiste più da tanti anni, e che il nugolo di manigoldi farabutti che ne ha preso l’emblema, non sono niente altro che l’altra faccia della stessa medaglia che governa il paese, poiché sono stati assenti o si sono astenuti sia alla camera che al senato ogni volta che questo governo si poteva fermare, e finalmente qualcuno, colpito da improvviso rinsavimento, comprenderà che essi non sono null’altro che gli amici del giaguaro travestiti da vacche magre, che magre non sono ma vacche si e soprattutto “travestiti”. Prima di fine anno cadrà il governo Berlusconie al suo posto ci verrà propinato probabilmente il Letta o l’Alfano di turno che non potrà fare altro che dichiarare la bancarotta del paese, ma poi proverà a raccontarci che ne potremo uscire, ma sarà il come che ci spaventerà assai di più del perché. Vedremo le folle di fronte a Montecitorio e a Palazzo Grazioli. Il debito pubblico supererà i 1900 miliardi di Euro e l’Unione Europea chiederà all’Italia un ulteriore sacrificio alla manovra aggiuntiva rispetto alla Finanziaria di 30 miliardi che non basteranno neanche a soffiarci il naso perché di soli interessi occorreranno oltre 90 miliardi di Euro annui. Saranno cazzi amarissimi.
Nei primi 6 mesi la disoccupazione aumenterà enormemente, ma il peggio sarà nel semestre successivo, si chiuderà il 2011 con circa 8-12 milioni di persone che lavoreranno in nero e per un pezzo di pane, (attualmente sono già circa 5 milioni ma nessuno ve lo dice) questo a causa del fatto che lo Stato non sarà più in grado di sostenere la cassa integrazione e in ogni caso centinaia di migliaia di persone non ne avranno più diritto. Non esisteranno più i fondi per gli ammortizzatori sociali (che non sono mai esistiti di fatto se non per le banche). Inoltre decine di aziende importanti delocalizzeranno la produzione all’estero e altre chiuderanno con maggiore frequenza e preoccupazione generale di come successo nel 2010, si arriverà a sfiorare le 10.000 aziende fallite poiché chiuderanno anche tantissime attività della piccola e media impresa, che sono il motore concreto e reale di questo paese ma in cui nessun politicante ha mai creduto se non per riempirsi la bocca durante i propri comizi menzogneri.
L’Italia supplicherà un prestito all’Unione Europea la quale dapprima tentennerà ma poi porrà delle condizioni capestro per ridurre il debito pubblico, ovvero tagli alle pensioni, scuola, sanità e riduzione fino al 30-40% del personale nel pubblico impiego, le uniche persone che non verranno toccate saranno gli insegnanti di religione che anzi aumenteranno di un 10% secondo accordi privati con il va-tic-ano.
La crescita del PIL sarà pari a ZERO, il governo transitorio dichiarerà il congelamento dei titoli di Stato rassicurando i proprietari dicendo loro che gli verranno corrisposti gli interessi ma sappiamo che sarà una delle ultime ennesime menzogne di questa classe dirigente, mentre lo spread schizzerà ben oltre la soglia di allarme internazionale.
Gli stessi titoli rimarranno invenduti e Draghi o chi prenderà il suo posto si farà vedere in TV sempre meno. Nel frattempo verranno reintrodotte vecchie tasse quale l’ICI per esempio e ne conieranno nel silenzio delle nuove, mentre i parlamentari si concederanno l’ulteriore aumento di stipendio con un + 3,5% sempre nel silenzio. Intanto nelle piazze continueranno le proteste e il popolo di incazzati sarà sempre più numeroso e teso. Il carburante costerà prezzi proibitivi senza che ve ne sia apparente motivo, infatti mentre il prezzo del greggio calerà paurosamente, alle pompe 1 litro di carburante costerà come un etto di prosciutto crudo, quello migliore.
Si comincerà a fare viva l’ipotesi del prelievo del 10 per mille dai conti correnti privati, si comincerà a pensare di eliminare le pensioni d’oro e portarle ad un tetto massimo che sarà dai 2.000 ai 2.600 euro.
Poco prima dell’estate, le banche subiranno una prepotente legnata, dovuta in parte dal fatto che molte aziende chiuderanno lasciando immense voragini che non ripianeranno mai, e in parte dal crollo dei titoli delle società immobiliari (molte di queste falliranno) quotate in borsa, e questo per via del crollo a sua volta del settore immobiliare in senso lato, come già accaduto in America e come sta accadendo in tutti i paesi Europei. L’arrivo dell’estate ci porterà anche la notizia che il debito pubblico sarà oltre i 1900 miliardi di Euro. Si ipotizzerà la possibilità che l’Italia possa uscire dall’Euro, cosa che a mio avviso prima accade e meglio è, perché poi li voglio vedere i commercianti (tornando alle meravigliose lire) se riescono a venderci un chilo di pane a 10.000 Lire o a farci un pieno dell’auto a 200.000 Lire senza essere presi a pugni in faccia direttamente sul posto.
Con l’arrivo dell’autunno il paese avrà superato la soglia dell’incazzatura generale, piccoli gruppi composti da facinorosi uniti disperati si coalizzeranno e daranno vita a scorribande di varia natura, a volte colpendo purtroppo alla cieca persone innocenti come spesso è accaduto in passato. Nel frattempo alcuni politici continueranno a saltare da una poltrona all’altra e da un partito all’altro, qualcuno di loro partirà per località ignote e non faranno ritorno, chi per motivi di sicurezza personale chi per evitare processi scomodi. Anche molti sedicenti giornalisti appariranno sempre meno in tv e altri ancora (anch’essi a causa di sicurezza personale) seguiranno i loro amici in vacanza presso le solite località ignote.
I pochi ma tenaci politicanti rimasti prometteranno elezioni subito, ma a quel punto, visto e considerato che le campagne elettorali hanno dei costi illeciti spropositati, e siccome questi soldi vengono incassati e divisi tra i partiti sotto forma ignobile di rimborsi elettorali, la stragrande maggioranza dei cittadini non ci starà all’ennesima presa per il culo e deciderà di riprendersi il paese cacciando gli usurpatori delinquenti dai palazzi di potere senza che questi si possano difendere. In primis perché sono talmente pieni di sé e sicuri di sedere su un piedistallo inamovibile che continueranno a ridere tra loro fino all’ultimo minuto, e in conclusione, perché le forze dell’ordine saranno ridotte ad un 50% in meno di quelle che attualmente vediamo e che sono già poche e sottopagate, e quelle poche che saranno presenti, alcuni andranno al bar ed altri (alla fame) si toglieranno la divisa per unirsi al popolo.
Purtroppo, non avendo più la memoria di un tempo, non ricordo se la parte sottolineata è quella che potrebbe concretamente accadere oppure è l’altra. Non importa, prima o poi sono destinate a collegarsi, perché la storia ci insegna che è sempre e solo questione di tempo.



Fonte: http://www.reset-italia.net/2010/12/28/un-enorme-%e2%80%9cbotto%e2%80%9d-per-un-buon-2011/

martedì 19 luglio 2011

Chissà che non ricominci, prima o poi, a scrivere qualcosa...
Non che fino ad ora abbia scritto chissaché ;-)

giovedì 26 marzo 2009

Parole, parole, parole...

Roma, 26 mar. (Adnkronos/Ign)
Link: http://www.adnkronos.com/IGN/Politica/?id=3.0.3144617098
Stralcio della news:

''Ci sono troppe procedure. Dobbiamo ammodernare lo Stato perché siamo indietro. Lo è anche il Parlamento. Adesso sei lì con due dita ad approvare tutto il giorno emendamenti che non conosci, di cui non si sa nulla''. Da Acerra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è tornato ad evidenziare la necessità di riforme dei regolamenti parlamentari. ''Quando ho fatto il paradosso del capogruppo che vota per tutti - ricorda il premier parlando con i cronisti - era per dire che gli altri sono veramente lì non per partecipare ma per fare numero''.
..... cut.....
Immediata la replica del presidente della Camera, Gianfranco Fini: ''La democrazia parlamentare ha procedure e regole precise che devono essere rispettate da tutti, in primis dal capo del governo. Si possono certo cambiare ma non irridere''.
..... cut.....
Ma il Cavaliere dice di cadere dalle nuvole. ''Non riesco a capire in quale modo possano essere stati stravolti i miei ragionamenti sulla necessità, da tutti condivisa - rimarca il Cavaliere - di riformare i regolamenti parlamentari. Sanno tutti che la mia posizione non è mai cambiata. Gli emendamenti dovrebbero essere discussi e approvati in Commissione, mentre nell'Aula si dovrebbero effettuare la discussione e il voto finale su ogni legge, come accade in altri Paesi''.
..... cut.....


Quante volte è già successo che il nostro Premier facesse dichiarazioni che poi smentiva poco dopo invocando "fraintendimenti"?
Quante persone così poco intelligenti esistono che capiscono sempre male ciò che dice Berlusconi?
Ora stiamo parlando di Fini, il Presidente della Camera, la terza istituzione dello Stato... politico al quale si possono imputare molte cose, ma NON la mancanza di intelligenza.

Le parole sono diventate sempre meno importanti.
Una volta (non troppo tempo fa) la "parola" era un sacro vincolo, più forte di qualsiasi contratto firmato. Persino la religione Cristiana (e non solo quella) mette la "parola" ai vertici del rapporto umano-Divino (In principio era il Verbo...).

Io penso che occupare una carica importante, non parliamo poi della massima carica (esecutiva) dello stato vada di pari passo con un'assunzione di responsabilità che sono diverse da quelle del comune cittadino.
Onore e oneri, insomma, e questi oneri prevedono che la mia vita, i miei comportamenti, soprattutto durante le occasioni "ufficiali" debbano rispondere ad esigenze di estrema "correttezza" perché in quel momento io sto rappresentando il Paese.
Se sono Premier, nei momenti pubblici la mia faccia, quello che faccio e quello che dico, non lo dico a titolo personale, ma rappresento il Paese, ovvero: coloro che mi hanno votato in primis, e tutti gli altri di conseguenza, perché in quei momenti io sono il capo di stato di TUTTI gli italiani.

Poco importa se io cittadino ho votato o no chi è al governo. Nel momento che qualcuno si siede a governare rappresenta anche me. E se dice stupidaggini offende anche me.
Questa è la democrazia o, almeno, dovrebbe esserla...

lunedì 23 marzo 2009

Che fine ha fatto...

Il 1500 è un anno importante per la musica: a Firenze nasce la Camerata dei Bardi.

Grazie alla spinta culturale del Rinascimento, alcuni dotti nobili presero a riunirsi (a Firenze. appunto) e a discutere di musica, letteratura scienza ed arti.
Bardi è il nome del Conte che ospitava questi appassionati d'arte e nome non sarebbe stato meglio azzeccato, dato che il "Bardo" era il componente di una delle tre caste sacerdotali dei celti, ovvero colui che poetava e musicava.
Uno degli scopi delle riunioni della Camerata era il tentativo di ricreare i fasti del teatro greco drammatico.
Il risultato fu che si tracciarono le linee di quello che poi gli stessi "Bardi" chiamarono "Recitar cantando": uno stile che cadenzava con la musica il parlato.
Era nato il teatro musicale da cui poi sarebbe discesa l'opera lirica.
E l'opera poggia le sue fondamenta sull'italia: da Monteverdi a Metastasio, da Piccini a Cherubini, a Bellini, Donizzetti, Rossini, Verdi e Puccini, solo per citare i principali.

La scuola musicale italiana rimarrà nei secoli una tappa fondamentale per qualsiasi musicista intraprendesse lo studio dell'arte della composizione.

Fa un po' effetto constatare che in Italia come in nessun'altra nazione al mondo (escludendo il "terzo" mondo), i teatri stabili siano pochi, la maggior parte dei quali indebitati o commissariati e quindi a rischio di chiusura.
E' triste vedere che la musica viene insegnata in modo purtroppo carente ad ogni livello scolastico.
Proprio qui dove tutto è nato.
Beh, dopotutto nemo propheta in patria...

domenica 22 marzo 2009

Strano paese l'Italia...

Da sempre la Destra (politica, s'intende) è sempre stata associata a termini come "conservatrice", "reazionaria" cioè indicata come quella parte del Paese che era ostile ai cambiamenti, e, se vogliamo, rigida nei suoi propositi di gestione della res publica.
Ricordo scontri epocali fra giovani cosiddetti "rivoluzionari" o gruppi di anarchici e polizia o, più semplicemente, gruppi di persone facenti parte di fazioni avverse al concetto di "rivoluzione" nel suo senso lettera e cioè "cambiamento" (cito da www.sapere.it rivoluzione = fig. tutto ciò che provoca rinnovamenti, mutamenti radicali).
Quindi, se tanto mi dà tanto, il concetto di libertà è molto distante dal concetto di conservazione. Faccio un esempio: per esprimere la mia libertà di espressione, devo percorrere le strade che desidero percorrere per esprimermi e queste strade possono essere uguali o diverse da quelle tradizionalmente percorse.
Questo in un ambito "conservatore" è praticamente impossibile.
Infatti per anni nei Conservatori, ovvero nei luoghi ove ufficialmente si studia la musica, per anni osare percorre strade diverse dal repertorio "classica" (esempio il Jazz o la musica cosiddetta "leggera") è stato osteggiato, deriso e, a volte, impedito drasticamente mediante sospensioni ed espulsioni. Cioè era impossibile esprimere la propria libertà artistica se questa cozzava contro le idee conservatrici di chi comandava: gli insegnanti.
Qui in Italia, però, la destra si chiama Popolo delle Libertà... ed è proprio qui che l'Italia diventa quello che io chiamo "uno strano paese".
E' un paese infatti dove le parole vengono usate come più fa comodo, senza che nessuno si prenda la briga di analizzarle per capire qual'è il loro vero significato...

Siamo insomma un paese che non verifica mai se nella bottiglia c'è quello che dice l'etichetta ;-)

sabato 21 marzo 2009

Avete mai...

Questo è il primo post della serie "Avete mai..."
Cioè, ogni tanto a me capita di fare delle riflessioni un po' insolite. E siccome non ritengo di essere "specie unica " c'è la possibilità che anche a qualcun altro succeda la stessa cosa!

Ogni tanto mi capita di pensare al mondo che mi circonda: la strada, i palazzi eccetera e a pensare a tutta la gente che in quel momento sta vivendo la sua vita intorno a me.
Allora è come se mi allontanassi dalla scena, una specie di "carrellata cinematografica" all'indietro e cerco di immaginare la moltitudine di persone che interagisce in quel momento l'un con l'altra.
Ad esempio all'interno di ogni appartamento su ogni piano del palazzo dove abito. Ognuna con i suoi pensieri, le sue convinzioni, i suoi modi di fare e di esistere e quello che in quel momento sta facendo. Sta parlando, urlando, facendo l'amore, piangendo o è semplicemente sola.
Provate ad immaginare ogni piano di un condominio di 10 piani, ogni appartamento e provate a visualizzare contemporaneamente tutta questa gente come se i muri del palazzo non esistessero...
Provate solo ad immaginare una cosa del genere estesa alla vostra città, alla nazione e così via.
Ogni tanto estendo la visualizzazione a ogni possibile forma di vita (vegetale, animale, insetti compresi). Una moltitudine immensa.
Poi restringo il campo e penso a me stesso come a un agglomerato di forme di vita che collaborano per mantenermi in vita, perché ciascuna cellula del mo corpo coopera per il bene di tutto l'organismo...

Ecco a volte pensare questo mi aiuta a rendermi conto di cosa sono io e di qual'è il mio vero posto in questo piano di esistenza.

E contemporaneamente mi trovo a ragionare sulla meravigliosa, incredibile, straordinarietà di questo mondo